lunedì 15 giugno 2009

Niente si crea, niente si distrugge


Ieri sera più di 10.000 km sono diventati distanti pochi passi, almeno nella mente. Infatti mentre Siena vinceva gara 3 a Milano assicurandosi (non che ce ne fosse bisogno) il terzo scudetto consecutivo (a meno di clamorosissime sorprese), i Los Angeles Lakers vincevano il loro quindicesimo titolo Nba battendo 4-1 nella serie finale i "generosi" Magic. Ma la distanza non era annullata solo dalle vittorie; o meglio, le vittorie erano la conseguenza delle affinità fra le due squadre in causa, e la conferma che il basket, al di là dell'essere giocato in un modo o nell'altro, sia uguale in tutto il mondo. Nel basket vince la squadra più forte, che faccia piacere o no. I Lakers di là e la Mens Sana di qua rappresentano le squadre costruite meglio, quelle più omogenee, più complete, e quelle pronosticate da tutti come favorite. E sono anche quelle che hanno speso di più negli anni (con le dovute proporzioni e distinguo). Nel basket nulla si crea e nulla si distrugge. Ci possono essere le sorprese (Orlando, Milano o Treviso), le delusioni (Cleveland, Roma, V. Bologna), ma alla fine vincono coloro che pianificano il miglior progetto, che agiscono meglio sul mercato, e che hanno una società solida. Come Kobe si è già messo in tasca l'ennesimo premio di Mvp dei playoff, secondo pronostico, così McIntyre aspetta la fine della serie per poggiare sulla mensola, magari in camera da letto, a casa il premio di miglior giocatore. Di spazio per inventarsi qualcosa di straordinario nel basket moderno ne è rimasto davvero poco, ed anche questo può piacere o meno. E' una meritocrazia quasi perfetta il basket (il merito, volente o nolente, nello sport consiste anche nella disponibilità finanziara). Come dice mia nonna "Quello ca' semini, ti truovi" (non penso ci sia bisogno di traduzione).

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