Ieri sera più di 10.000 km sono diventati distanti pochi passi, almeno nella mente. Infatti mentre Siena vinceva gara 3 a Milano assicurandosi (non che ce ne fosse bisogno) il terzo scudetto consecutivo (a meno di clamorosissime sorprese), i Los Angeles Lakers vincevano il loro quindicesimo titolo Nba battendo 4-1 nella serie finale i "generosi" Magic. Ma la distanza non era annullata solo dalle vittorie; o meglio, le vittorie erano la conseguenza delle affinità fra le due squadre in causa, e la conferma che il basket, al di là dell'essere giocato in un modo o nell'altro, sia uguale in tutto il mondo. Nel basket vince la squadra più forte, che faccia piacere o no. I Lakers di là e la Mens Sana di qua rappresentano le squadre costruite meglio, quelle più omogenee, più complete, e quelle pronosticate da tutti come favorite. E sono anche quelle che hanno speso di più negli anni (con le dovute proporzioni e distinguo). Nel basket nulla si crea e nulla si distrugge. Ci possono essere le sorprese (Orlando, Milano o Treviso), le delusioni (Cleveland, Roma, V. Bologna), ma alla fine vincono coloro che pianificano il miglior progetto, che agiscono meglio sul mercato, e che hanno una società solida. Come Kobe si è già messo in tasca l'ennesimo premio di Mvp dei playoff, secondo pronostico, così McIntyre aspetta la fine della serie per poggiare sulla mensola, magari in camera da letto, a casa il premio di miglior giocatore. Di spazio per inventarsi qualcosa di straordinario nel basket moderno ne è rimasto davvero poco, ed anche questo può piacere o meno. E' una meritocrazia quasi perfetta il basket (il merito, volente o nolente, nello sport consiste anche nella disponibilità finanziara). Come dice mia nonna "Quello ca' semini, ti truovi" (non penso ci sia bisogno di traduzione).
lunedì 15 giugno 2009
Niente si crea, niente si distrugge
Ieri sera più di 10.000 km sono diventati distanti pochi passi, almeno nella mente. Infatti mentre Siena vinceva gara 3 a Milano assicurandosi (non che ce ne fosse bisogno) il terzo scudetto consecutivo (a meno di clamorosissime sorprese), i Los Angeles Lakers vincevano il loro quindicesimo titolo Nba battendo 4-1 nella serie finale i "generosi" Magic. Ma la distanza non era annullata solo dalle vittorie; o meglio, le vittorie erano la conseguenza delle affinità fra le due squadre in causa, e la conferma che il basket, al di là dell'essere giocato in un modo o nell'altro, sia uguale in tutto il mondo. Nel basket vince la squadra più forte, che faccia piacere o no. I Lakers di là e la Mens Sana di qua rappresentano le squadre costruite meglio, quelle più omogenee, più complete, e quelle pronosticate da tutti come favorite. E sono anche quelle che hanno speso di più negli anni (con le dovute proporzioni e distinguo). Nel basket nulla si crea e nulla si distrugge. Ci possono essere le sorprese (Orlando, Milano o Treviso), le delusioni (Cleveland, Roma, V. Bologna), ma alla fine vincono coloro che pianificano il miglior progetto, che agiscono meglio sul mercato, e che hanno una società solida. Come Kobe si è già messo in tasca l'ennesimo premio di Mvp dei playoff, secondo pronostico, così McIntyre aspetta la fine della serie per poggiare sulla mensola, magari in camera da letto, a casa il premio di miglior giocatore. Di spazio per inventarsi qualcosa di straordinario nel basket moderno ne è rimasto davvero poco, ed anche questo può piacere o meno. E' una meritocrazia quasi perfetta il basket (il merito, volente o nolente, nello sport consiste anche nella disponibilità finanziara). Come dice mia nonna "Quello ca' semini, ti truovi" (non penso ci sia bisogno di traduzione).
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